ALBA ADRIATICA – Un funerale insieme, per il padre e per il figlio: mentre il medico legale eseguiva l’autopsia sulla salma di Gabriele Di Clemente, il giardiniere massacrato con trenta coltellate nella sua casa di via Volturno, in una clinica di Ancona si spegneva, dopo un’agonia durata 8 anni, il secondogenito Andrea. A legare il destino del padre 72enne e del figlio 40enne un’atroce storia di vita: entrambi sono morti per mano di altri. Gabriele sfregiato da un conoscente che aveva ospitato a cena nella sua abitazione, Andrea per mano di uno sconosciuto venditore di morte, che allora gli rifilò una dose di stupefacente letale, che sconquassò il suo fisico condannadolo a una vita quasi vegetativa, irreversibile. La morte è arrivata due volte a sconvolgere la vita di una famiglia già nel tempo provata dal dolore. Oggi la madre ed ex moglie, Teresa Ferretti, e gli altri due figli Daniele e il primogenito Franco – rientrato ieri sera dall’Albania dove lavora – accompagneranno le salme al cimitero. Intanto si preparano alla battaglia legale come parti offese (sono rappresentati dall’avvocato Maria Graza D’Angelo) nel procedimento giudiziario che vede indagato Andrea Marsili, il 43enne disoccupato albense in stato di fermo che oggi comparirà dinanzi al gip Canosa per l’interrogatorio di convalida.
Sgozzato più volte. E’ in cella da due giorni e non parla. Marsili è ferito, ha contusioni su più parti del corpo, segni della strenua difesa del giardiniere che si piegava sotto i suoi colpi. Non è escluso che la sua difesa chieda una perizia sulla sua condizione psichica. Intanto emergono altri particolari agghiaccianti dall’autopsia. Sembra che delle trenta coltellate, alcune altre e non soltanto una, siano state inferte alla gola: insomma, Marsili avrebbe inferito più volte in quel punto, sgozzandolo ripetutamente.